FORMA >< SOSTANZA

Antagonisti e complici nella comunicazione. Per quanto si possa discutere sulla superiorità dell’una o dell’altra, è evidente la loro indissolubile coesistenza. Tanto più che a dirlo è uno che, per inclinazione, abolirebbe la prima in favore della seconda.

Senza forma non si può dire nulla.

Senza linee e punti è impossibile muovere il pensiero.
Anche le più profonde, penetranti e acute osservazioni, senza forma di parole, non avrebbero né effetto né valore.

Perché affaticarsi a comunicare, se si rivelerà un flop senza risultati? Un progetto organico, pensato e studiato da chi ha le conoscenze e la capacità di applicarle, è la chiave per una comunicazione visiva che centri il bersaglio.

Non lasciare che le tue parole si confondano nella massa. Scegli di esprimerti con efficacia.

Lo shock che libera



Fu un colpo devastante. Quando Luca si vide allo specchio, nel reparto di chirurgia maxillo-facciale, gli venne il voltastomaco. Sorretto da tre infermieri silenziosi, si rese conto che da ora in poi avrebbe guardato il mondo con gli occhi a dislivello.

Tredici giorni prima, durante un weekend d’immersioni a Capo Miseno, le acque si erano improvvisamente tinte di rosso quando l’elica di un acquascooter gli aveva lacerato il viso.

Fidanzata, addio! Quale ragazza vorrebbe mai farsi vedere in giro con un mostro? Addio carriera, anche: è difficile pensare che sotto una maschera orrenda ci possa essere una persona sensibile e capace. E lui stesso, come avrebbe retto gli sguardi inorriditi della gente che lo avrebbe avvicinato?

Luca aveva buone ragioni per disperarsi. Pare, però, che anche nove persone “normali” su dieci non si piacciono e vorrebbero cambiare qualcosa: naso, labbra, orecchi, pancia, seno. Per alcuni è una vera fissazione.

A volte, poi, non è questione solo del corpo, ma anche del lavoro che fai, dell’istruzione che non hai, di quello che tu non puoi permetterti mentre altri spendono e spandono.

Sull’opinione degli altri, bisogna farci il callo.

Però c’è un’opinione che conta davvero: quella di Dio.

Ciò che Lui vede in te determinerà il tuo destino eterno. Quando ti osserva, cosa vede? La Bibbia dice che Lui: “non bada a ciò che colpisce lo sguardo dell’uomo; l’uomo guarda all’apparenza, ma Dio guarda al cuore”.1)

Il bisturi del medico può correggere dei difetti fisici, ma non serve per gli altri problemi per cui la gente ti giudica. E nessuno può toglierti le macchie che solo Dio può vedere.

Essere ammirati è piacevole, ma essere approvati da Dio è drammaticamente più importante. Un rapporto autentico con Dio è la chiave per scoprire la verità su noi stessi. Questa, da principio, potrà essere devastante, come lo shock che ha provato Luca vedendosi allo specchio. Ma è anche una verità che poi ti può liberare.

Lo shock è scoprire che tu non sei affatto buono dentro. Dio dichiara: “Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio”2), “La paga del peccato è la morte”3).

La liberazione invece è che tu puoi essere perdonato, perché Dio ti ama. “Il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù”4) “Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna”5).

I vecchi fallimenti, i sensi di colpa, gli errori potranno scomparire in un momento. La Bibbia dice: “Se uno è (nella giusta relazione con Dio), le cose vecchie sono passate. Ecco, tutto è diventato nuovo!”6) Soprattutto sono tolti per sempre il giudizio e la condanna che ogni essere umano merita.

La bellezza non dura. Il benessere dell’anima, sì. Gesù ha detto: “Che serve all’uomo se guadagna tutto il mondo e perde l’anima sua? Infatti, che darebbe l’uomo in cambio della sua anima?”7).

Ti importa come Dio ti vede? Le citazioni fra virgolette sono prese dalla Bibbia. Se ne hai una copia le puoi verificare. Se non possiedi un a Bibbia, scrivimi e te ne manderò una copia gratuitamente.

1) 1 Samuele 16:7
2) Romani 3:23
3) Romani 6:21
4) Romani 6:23
5) Giovanni 3:16
6) 2 Corinzi 5:17
7) Marco 8:36

Assenza annullata

Una donna, sola, in lacrime davanti una tomba è quanto di più struggente si possa immaginare. È l’epitaffio della desolazione.

Maria di Magdala,nel giardino del sepolcro, era da sola, ma racchiudeva in sé la delusione di tutte le figlie di Eva.

“Donna, perché piangi?”
Da dove poteva cominciare per raccontare il suo dolore? Era una donna, era sola, ed era in lutto. Era venuta a piangere alla tomba di una persona che l’aveva amata, ma ora anche questo le era negato: il corpo di Gesù di Nazareth non c’era più.

O avrebbe potuto raccontare dei suoi anni da indemoniata? Il tormento non di uno, ma di sette spiriti maligni, quale segno avrà lasciato in lei? Erano passati forse solo poco più di tre anni da quell’incubo, ma la gente certe cose non se le dimentica.

Per gli altri era ancora Maria la pazza, Maria la sozza. Maria la solitaria.

“Donna, perché piangi?”
Dov’erano i suoi compagni? A volte proprio la persona più importante, quella su cui contavi, manca sul più brutto. Sarebbe bastato un abbraccio stretto, una presenza anche silenziosa, come per dirle: “Ti sono vicino, vivo questo momento insieme a te” e il dramma avrebbe preso tutta un’altra piega. Ma niente.

Avevano paura. Erano confusi e perplessi. Ma non piangevano. Non con Maria.

L’unica persona che l’aveva fatta sentire importante era morta. L’unico uomo al mondo che l’aveva amata era scomparso. Non le restava altro che lo strazio di un ricordo. Era venuta per ungere il corpo di Gesù come si usava a quei tempi. Ma aveva trovato il sepolcro vuoto.

Annebbiata dalle lacrime non aveva visto entrare nessuno, e quando i due angeli seduti là dove era stato il corpo le domandarono: “Donna, perché piangi?”, non seppe che balbettare tra i singhiozzi: “Hanno tolto il mio Signore e non so dove lo abbiano deposto”.

Che oltraggio al suo dolore! Maria la reietta.

Si voltò e vide un uomo. Lo scambiò per l’ortolano. “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”

“Signore, se tu l’hai portato via, dimmi dove l’hai deposto, e io lo prenderò”. Si sarebbe presa cura di quel corpo come non avevano mai fatto i suoi compagni. Conosceva cosa significa quando un corpo viene offeso… L’avrebbe custodito come l’oggetto di proprietà di una persona cara, o una vecchia fotografia capace di alleviare il dolore del momento e ricordare le gioie vissute insieme.

Le lacrime continuavano ancora a rigarle il viso.

“Maria!”

C’era una sola persona che lo sapeva pronunciare così bene. Uno solo che chiamandola per nome la faceva sentire non pazza, non sporca, non sola, non reietta, ma amata.

Il cuore le uscì dal petto per la gioia. Gesù le aveva reso non un semplice ricordo da serbare con cura, né una tomba da visitare, ma se stesso, risuscitato ed eterno! Solo lo stare per sempre vicino a Colui che conosceva il suo nome, poteva rinfrancarla e ridarle per sempre la gioia e lo stupore di essere amata perfettamente.

Una donna distrutta davanti ad una tomba, ha avuto il privilegio straordinario di incontrare per prima il Cristo risorto. Non perché fosse particolarmente virtuosa o avesse capito il significato teologico di quello che stava accadendo. Il suo cuore, come quello di tutte le donne, era affranto e aveva bisogno di un Consolatore.

Fece l’atto di stringerlo, di averlo ancora un po’ tutto per sé. Solo per un po’ ancora. Ma Gesù le disse: “Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre”.

Voleva rispondere a quel pianto privo di speranza di Maria. Le avrebbe dato la presenza stessa dello Spirito Santo e, da quel momento in poi, sarebbe stato con lei per sempre. E lei avrebbe conosciuto, più di noi, la differenza tra la presenza di Satana e quella di Dio. E le sue lacrime sarebbero state tutte e per sempre raccolte dalla mano di Dio.

Maria Maddalena non avrebbe più pianto da sola.